giovedì 3 maggio 2012

The Rolling Stones
Exile on Main street
(deluxe edition 2010)


"Exile" è sicuramente il disco più controverso della discografia degli Stones, tanto che questa edizione, rimasterizzata e contenente la bellezza di dieci inediti,ha riaperto, a distanza di 38 anni,il dibattito tra critici e fan. Da un lato, c'è chi vede in "Exile" uno dei vertici della produzione della premiata ditta Jagger - Richards che, finalmente lontana dal mainstream (main street, nello specifico), ha saputo dar vita ad un'opera diretta e mai così sincera; dall'altro chi, non completamente a torto, enfatizzandone il suono grezzo e la mancanza di hit, lo considera un'opera minore. Nel corso degli anni, a furia di ascolti, mi sono formato il convincimento che questo disco del 1972, registrato nell'esilio dorato della Costa Azzurra, resti un unicum nella produzione artistica degli Stones, sia per la stessa genesi dell'opera sia per un suono e un approcio alla canzone che non avrà in seguito più eguali. Conosco fans che a dover scegliere undisco degli Stones da portare sulla famosa isola deserta, sceglierebbero questosenza indugi. E non stento a crederlo. Quantunque personalmente giudichi "Exile" un gradino sotto "Sticky Fingers" e "Let it Bleed" ( ma un gradino sopra tutto il resto della loro discografi ), non posso non riconoscergli un fascino maledetto e bohemien che manca anche ai succitati capolavori.


I Rolling Stones sono all'apice del successo e della carriera ( l'anno precedente è uscito "Sticky Finger"), e proprio per questo sono vessati dal fisco inglesee perseguitati dalla stampa tutta,che sta loro col fiato sul collo. Decidono pertanto di trasferirsi in Francia, dove la pressione fiscale è meno persecutoria. Richards affitta a Nellcote una villa con sedici stanze e spiaggia privata che,durante l'occupazione tedesca, era stata un quartiere generale nazista. Gli altri vanno a vivere lì vicino, ma si ritrovano a casa Richards per comporre e suonare. Peraltro, non regna nemmeno una gran armonia nel gruppo: se da un lato Jagger sta cercando di mettere la testa a posto ed allontanarsi dagli eccessi tossici ed etilisti del chitarrista, Richards è probabilmente all'apice della dissolutezza, e con l'allora compagna, Anita Pallemberg, non si risparmia festini a basedi alcol ed eroina. Alcune canzoni sono già pronte, altre vengono composte in quei mesi. Come studio di registrazione viene allestita la cantina della villa, buia e umida quanto basta per segnare irremediabilmente la performance della band. Il caldo torrido e le intense sudate che ne conseguono durante le registrazioni, fanno propendere per un titolo provvisorio: "Tropical Disease". Richards, nonostante il clima talvolta più che festaiolo, sta sul pezzo come pochi, e impone interminabili sessioni di registrazioni (anche se in futuro gli stessi Stones bolleranno come pessime la resa sonora e la fase di mixaggio dell'album). Fuori da quella villa, il mare, il sole e un clima decisamente benevolo rispetto a quello più cupo e umido che si respira a Londra. In questa cornice di contraddizioni, nascono le diciotto canzoni di "Exile": spirito bohemien, la sensazione divivere in un contesto per certi versi magico, l'abuso di droghe e alcol,la presa di coscienza di una libertà creativa senza condizionamenti, ritmi di lavoro forsennati, il senso di claustrofobia per ore passate nello scantinato. Nasce cosìun disco a tratti sfilacciato e cupo, composto da una musica sudata, anfetaminica e tossica, ma mai così diretta ed immediata, tra blues caracollanti e naive erock colorati di gospel, soul e country. Il risultato è estremamente eterogeneo, eppure stranamente compatto, come se le canzoni fossero legate da un filo vitale e non potessero prescindere l'una dall'altra. Mancano episodi celebri, perchèa parte "Tumbling Dice" (pimo singolo dall'album), sono pochissime le apparizioni di brani da "Exile" nelle scalette dei concerti, ma le canzoni bellissime sono tante ed il loro fascino, dopo quasi quaran’anni, resta inalterato. Grazie anche ad un pugno di sessionisti di spessore, tra i quali spicca l'immenso NickyHopkins, già al pianoforte con i Jefferson Airplane per il capolavoro "Volunteers". Dal micidiale incipit di "Rocks Off", alla strepitosa cover di "Shakeyour hips" di Slim Harpo, alla luminosa "Shine a light", che darà il titolo al film di Scorsese del 2008, fino al ritmo strascicato di "Ventilator Blues", che per la prima volta porta la firma anche di Taylor, c'è di che spellarsi le mani dagli applausi. La versione deluxe dell'album contiene anche dieci inediti,alcuni davvero imperdibili. Oltre a due alternative takes di "Soul Survivor" e "Loving cup", meritano una citazione il r'n'b sensualissimo di "Pass the wine (Sofia Loren)" e il ballatone "Following the river", roba da groppo alla gola e fazzoletto alla mano. Di "Exile" si è detto tutto e il contrario di tutto. Di certo, resta un'opera memorabile e stranissima, frutto di un periodo particolare, in cui l'esilio portò gli Stones ad essere, per la prima ed unica volta nella loro strepitosa carriera, soprattutto rockers piuttosto che rockstars. Forse, potrà non essere il vostro disco preferito di sempre. Ma vi assicuro che, anche alla luce di questa lussuosa riedizione, sarebbe un grave torto alla vostra discografia non possederne copia.
Blackswan



2 commenti:

Bartolo Federico ha detto...

ne possiedo due copie in vinile.

Blackswan ha detto...

Ce l'ho in tutti i modi anche io.Un discone coi contro baffi :)