sabato 9 giugno 2012

I fuorilega del Nordest

Ci sono libri che hanno necessità di arrivare dritti al punto. Simulacri cartacei che racchiudono storie urgenti che non hanno, per loro stessa ragion d’essere, bisogno di orpelli stilistici e trucchetti di prestigio. Raccontano storie che non possono essere sussurrate, ma che hanno bisogno di strisciare fuori dalle pagine a gran voce, facendo rumore… facendosi sentire. La storia di Riccardo è una di queste.
Lui, un ventenne con tutta la vita davanti. Con una famiglia che, tempo addietro, non avremmo fatto fatica ad inquadrare come appartenente alla media borghesia e che adesso fa fatica ad arrivare a metà mese. La vita, i progetti, i sogni di Riccardo cambiano sfumatura nel momento in cui i suoi genitori perdono il lavoro nella fabbrica tessile nella quale avevano passato quasi tutta la vita. In quei momenti di disperazione c’è bisogno di correre ai ripari, affinché la mente non molli gli ormeggi. E per cercare di non impazzire bisogna trovare degli escamotage… talvolta anche poco eleganti, se vogliamo. Ma bisogna trovare la motivazione logica… la causa dalla quale si è dipanata la conseguenza. Nel caso di Riccardo c’era bisogno di un capro espiatorio. E niente si presta meglio dell’altro. L’extracomunitario, arrivato in Italia (brutto e cattivo) per rubare il lavoro a noi italiani sofferenti.
Per capire come procederanno a prender forma gli eventi, vorrei riportare alla vostra memoria la cara teoria del piano inclinato e della biglia. Ponendo una biglia in cima ad un piano inclinato, questa comincia a scivolare giù, e per quanto impercettibile sia l'inclinazione la sua corsa accelera sempre di più, sempre più velocemente.
Così funziona anche con le parole: e così ha funzionato anche quella famosa sera dei “tagli al bilancio” in casa di Riccardo. Nel momento in cui suo padre ha additato i cinesi di essere il male sociale, nella coscienza del ragazzo ha preso forma l’odio. E l’odio, è cosa nota, quando si manifesta non è mai destinato a scomparire senza clamori. Lascerà una scia dietro di sé. Un nugolo di vittime immolate all’altare del rifiuto. Quello che è seguito è stato un vortice di eventi, dei quali non mi va di parlarvi per non rischiare di “spoilerare” privandovi del piacere di sfogliare petalo dopo petalo un libro che, a mio avviso, deve essere letto.
Vi dico solo che qui troverete molto… politica, analisi delle dinamiche sociali contorte che si sviluppano nei “gruppi”. Ci troverete amicizia e anche un po’ d’amore. E, a questo proposito, devo dirlo. Un plauso a Francesco Gesualdi… perché è riuscito a sottolineare come l’amore insegni l’amore. L’amore di coppia che si apre e sboccia, che si affaccia sul vero significato del termine. Non si fossilizza in una visione sterile del "noi due". Ma implica l’amore per noi stessi e l’amore per l’altro. Perché accettare il “diverso” da noi implica la volontà di accettare tutte le nostre zona d’ombra, quelle che non sappiamo di avere e che, nel momento in cui affiorano, reprimiamo e scacciamo. Come faremmo coi cinesi, magari.
Un libro meritevole di appoggio. Un libro che va letto e va usato come punto di partenza per una riflessione più ampia sulla società nella quale naufraghiamo giorno dopo giorno. Un salvagente per riuscire a restare a galla.
Francesco Gesualdi, col suo stile diretto e chirurgico, quasi freddo e distaccato talvolta, è riuscito a trovare in realtà il giusto modo di raccontare una storia che è davvero storia e non favoletta. E per parlare di temi forti come la xenofobia non è adatto un linguaggio romanzato e "cuoricioso", non trovate? Quindi altro merito. Onestamente, questa lettura mi ha fatto venir voglia di cambiare le cose. Iniziando a cambiare me stessa ed il mio approccio all’altro. Del resto siamo animali sociali. E gli animali non fanno discriminazioni, e attaccano solo per legittima difesa.

Harley Queen

1 commento:

Blackswan ha detto...

Andrò a cercare il libro, Harley !Bella recensione di cui condivido pienamente il ragionamento sotteso :)