giovedì 27 settembre 2012

corto è bello...


Un cortometraggio cinematografico sta un po' ad un film come un libro di racconti sta a un romanzo. Chi fa un corto, e chi scrive un racconte, devo colpire e catturare subito l'attenzione dello spettatore (o del lettore) perchè in breve tempo deve far  capire tutto quello che vuole trasmettere. L'idea del cortometraggio mi piace molto a differenza dei racconti letterari, forse perchè preferisco immergermi in una storia lunga e complessa o forse perchè ho sempre sbagliato a scegliere libri di racconti. Mi capita raramente di assistere a rassegne di corti in tv o in giro. L'altra sera sono finalmente riuscito a fuggire, insieme a mia moglie, dai duemilioni di impegni che ultimamente mi stanno avvolgendo e ci siamo regalati una serata in un paesino vicino al nostro. Il paese in questione si chiama Cesate e da tre anni, l'amministrazione comunale più un ente capofila, organizzano un festival di corti, Short Film Fest... dicono che in tre anni hanno raccolto circa 500 lavori ulteriormente selezionati da una giuria popolare in rete per poi premiarne qualcuno attraverso un altro giudizio più esperto dato da registi e scrittori. La serata a cui ho partecipato fa parte anche di una manifestazione più ampia, Supermilano, che prevede la proiezione di film in luoghi non molto canonici.
Dei nove corti a cui ho assistito (5 in gara e 4 fuori concorso) ne ho trovato un paio (in concorso) davvero geniali e ben realizzati.
Non vi anticipo nulla, vi invito solo a gustarveli e a commentarli.
Buona visione



L'amore è un giogo from Andrea Rovetta on Vimeo.


Cherottto

Senza Palco, parlano le immagini...





Grazie a Ivano De Pinto per queste immagini che parlano da sole...









mercoledì 26 settembre 2012

I Corsi 2012-2013

Appena concluso Senza Palco dobbiamo metterci al lavoro per attivare i nostri corsi, dei laboratori monosettimanli per grandi e bambini che quest'anno rappresentano anche alcune novità.  Ecco il dettaglio:


Laboratorio di Arti Circensi e Teatrali
Palestra InSport - Piscina Comunale - Via Dante 67
Dal 15 ottobre 2012 tutti i lunedi
Principianti dalle 17 alle 18
Avanzati dalle 18 alle 19.30

I laboratori forniranno ai bambini le basi tecniche dell’arte di strada, ma non solo. Il corso, partendo da giochi ed esercizi prettamente teatrali e appartenenti alla giocoleria, stimolerà l’espressività dei singoli ma anche il sentire di gruppo, nel tentativo non di preparare dei piccoli attori alla scena, bensì di favorire un incontro tra bambini in un terreno necessariamente extraquotidiano e stimolante.
Sono ammessi i bambini dai 6 ai 13 anni.
Per informazioni: Walter 3478313611 - Giancarlo 3346369597
info@orablu.com



Dipingere nell’Atelier
Laboratorio di Pittura per tutte le età
L’ALTROSPAZIO, via Madonna in Campagna 30
Da venerdì 5 ottobre dalle 17,30 alle 19
oppure da sabato 6 ottobre dalle 10 alle 11.30


Incontri di pittura rivolti a persone da 6 anni in poi, seguendo il metodo del closieu di Arno Stern. Ognuno sviluppa il proprio lavoro partendo dal segno e dalla traccia, per realizzare un disegno ricco di forme e colori in modo del tutto personale. Il conduttore ha il compito
di guidare i partecipanti nel percorso creativo, facendo comprendere anche come si usano pennelli e colori. Si dipinge in uno spazio caldo e accogliente, con alcune regole da seguire, ma in un contesto libero e stimolante per tutti.
Per informazioni: Adriano cell. 3402563469 - Walter cell. 3478313611
altrospazioatelier@gmail.com - info@orablu.com

NOVITA'
Comici per scherzo
Laboratorio di cabaret che ti porta direttamente dall’aula al palco.
Palestra InSport - Piscina Comunale - Via Dante 67
16 lezioni, il sabato dalle 14.00 alle 16.30

Una lezione a settimana e un’esibizione al mese che ti permetterà di testare con un pubblico vero le tue qualità innate di comico, i testi scritti da te e le tecniche apprese durante il corso.
Le iscrizioni sono aperte...
Per informazioni: Walter 3478313611 - Giancarlo 3346369597
info@orablu.com

martedì 25 settembre 2012

E morì con un felafel in mano


E morì con un felafel in mano
(Australia, Italia 2001)
Titolo originale: He Dies with a Felafel in His Hand
Regia: Richard Lowenstein
Cast: Noah Taylor, Emily Hamilton, Romane Bohringer, Alex Menglet, Brett Stewart, Damian Walshe-Howling
Genere: esistenziale
Se ti piace guarda anche: Trainspotting, The Rum Diary

Cult, stracult e strafigo?
E morì con un felafel in mano è uno di quei film scritti in una maniera talmente ispirata, che ti fanno venire voglia di riprendere in mano un diario, meglio se una Smemo, come quando eri al liceo per appuntarti sopra le citazioni più fiche.
Il protagonista infatti è uno pseudo scrittore fallito in cui è facile ritrovarsi. Almeno, per me è stato facile ritrovarmi. Vive in una casa a Birbane, in Australia, insieme a un gruppo di coinquilini che più strambi e allucinati non si potrebbe e non ha grossi piani o prospettive nella vita. Lo stesso si può dire per il film. La trama non è che vada in chissà quali direzioni. Nemmeno le cerca. Non ha grossi sviluppi o evoluzioni/rivoluzioni. Il film vive di vita propria, come un individuo indipendente e autosufficiente. Questo è il pregio così come anche il suo limite principale.

Cosa succede, nel corso della pellicola?
Ma niente, fondamentalmente niente. L’unico grosso cambiamento cui assistiamo è quello di appartamento. Il protagonista passa da una prima casa (la più divertente), a una breve tappa in una seconda, fino a una terza con una serie di roommates folli quasi quanto quelli della prima, che poi tornano a trovarlo pure lì e insomma questo film non parla di niente e parla di tutto e si riavvolge su stesso e non succede niente o forse succede tutto, perché così è la vita.

Il segreto di un lavoro valido è proprio quando, pur non parlando di niente, parla bene.
La sceneggiatura funziona alla grande quindi più che altro per i suoi dialoghi riusciti e per il modo grottesco e divertente di tratteggiare i suoi personaggi. Si sente la forte influenza letteraria, e infatti è tratta dal romanzo omonimo di John Birmingham.
Laddove la pellicola funziona meno, e per questo non riesce a entrare di diritto tra i megacult cannibali assoluti, è da un punto di vista registico. Non che sia girata male dal videoclipparo (soprattutto per INXS e U2) Richard Lowenstein, ma nemmeno si può dire sia una visione visivamente folgorante. Funziona a parole, meno a livello di immagini. Dettaglio mica secondario, per un film.
Altro limite è una colonna sonora non proprio folgorante, usata perlopiù in sottofondo con pezzi poco memorabili di U2 (anzi no, sono i Passengers), l’immancabile australiano Nick Cave, più qualche pezzo già strautilizzato e strasentito ovunque come The Passenger di Iggy Pop e California Dreaming dei Mamas & Papas. E la soundtrack è un elemento fondamentale per una pellicola che aspiri allo status di cult, cui i produttori tra cui il nostro Domenico Procacci potevano pensare di più.


E poi, lo scompartimento attoriale. L’unico volto che si ricorda è quello del protagonista Noah Taylor, efficace nella parte dello scrittore sfigato ma con un’arma segreta in grado di mandare in delirio le donne. Però resta uno di quei attori che non mi convincono al 101%. Piuttosto anonimi e dimenticabili invece gli altri della crew, lontani dal lasciare il segno.
È su questi aspetti in particolare, regia, sountrack a cast, che il film non riesce a fare il salto di qualità che gli avrebbe permesso di essere una roba davvero grandiosa e memorabile che l’avrebbero potuto far diventare, chessò?, una sorta di Trainspotting australiano.
Cult, stracult e strafigo?
Quasi, però no.
(voto 7/10)
Cannibal Kid

lunedì 24 settembre 2012

Grazie!


Grazie! Grazie a tutti quelli che ci hanno sostenuto, partecipato, passato parte del loro weekend con noi e gli artisti, in piazza e a L'OrablùBar. Grazie a Urana Marchesini, Jessica Arpin, Henry Camus, 543 Fiverquartetrio (Alessandro, Cristiano e Giulio), La Famiglia Mirabella (Eddy, Betta, Martin, Matilde e Mael), Svitol Project (Nicola Bruni), La Contrabbanda (Francesco, Guido, Massimo, Mauro, Fabio, Guido, Niccolò, Fabio, Sergio) e Rita Pelusio... hanno trasmesso tantissimo a noi e al pubblico. Grazie a Libera Terra, Altrove, il Ludobus, Diego (La Caveja) e Franco per la loro disponibilità. Grazie agli amici, le famiglie, a tutto lo staff de L'OrablùBar per l'impegno messo a disposizione in questi giorni. Grazie alle istituzioni (Fondazione Nord Milano, Assessorato alla Cultura del Comune di Bollate) e agli sponsor per la loro parte nel progetto Senza Palco. Grazie anche a chi ci stiamo dimenticando di citare.
E un ultimo grazie a tutti noi de L'Orablù.
Alla prossima.

Ciao Giovanna.

domenica 23 settembre 2012

Senza Palco Live Streaming!


Per tutti quelli che non possono passare a festeggiare con noi il gran finale di Senza Palco abbiamo pensato a mettere a disposizione una diretta streaming! Per la prima volta i nostri eventi si possono gustare a casa propria.
Dalle ore 21 circa partirà la diretta e potete seguirla qui:


Streaming Live by Ustream

...e ora ci aspetta il gran finale...


Jessica Arpin prima e Herny Camus dopo, hanno allietato il pomeriggio di ieri nella piazza bollatese e hanno fatto da apripista allo spettacolo serale dei 543 Fivequartertrio... buona risposta del pubblico che ringraziamo per il sostegno. Ora ci stiamo preparando per affrontare l'ultima giornata che prevede due spettacoli pomeridiani, La Famiglia Mirabella e Svitol Project, con l'arrivo nel tardo pomeriggio della Contrabbanda che introdurrà a quello che sarà il gran finale a L'OrablùBar...
Vi lascio con alcuni scatti rubati nella giornata di ieri fino a che la tecnologia mi ha supportato prima di piantarmi in asso...ma non disperate, a giorni sfoggeremo le immagini dei nostri fotografi ufficiali...
rimanete sintonizzati...


sabato 22 settembre 2012

alcune foto del venerdì in attesa di questo pomeriggio


Conclusa con l'ottima esibizione di Urana Marchesini la prima giornata di Senza Palco 2012 eccoci pronti ad accogliere gli artisti che calcheranno la piazza questo pomeriggio e questa sera: Jessica Arpin, il Duo Full House e i 543 Fivequartertrio.
Vi lasciamo con alcuni scatti rubati durante il pomeriggio di ieri.
Ci si vede in piazza...

venerdì 21 settembre 2012

Senza Palco 2012...si parte!


Ed eccoci arrivati alla partenza della seconda edizione di Senza Palco! Oggi alle ore 17.00 Urana Marchesini con Vai e vola! aprirà il festival del teatro di strada che ci vedrà protagonisti fino a domenica sera. Saremo presenti con un banchetto informativo per divulgare anche le proposte che abbiamo preparato per i nuovi laboratori di cui parleremo anche su questo blog dalla prossima settimana. Rimanete sintonizzati, aggiorneremo in tempo quasi reale con immagini e brevi report l'andamento della manifestazione. Vi aspettiamo!

martedì 18 settembre 2012

Una donna in carriera

Una donna in carriera
(USA 1988)
Titolo originale: Working Girl
Regia: Mike Nichols
Cast: Melanie Griffith, Sigourney Weaver, Harrison Ford, Alec Baldwin, Joan Cusack, Kevin Spacey, Oliver Platt, Jeffrey Nordling
Genere: lavorativo
Se ti piace guarda anche: Crime d’amour, Il segreto del mio successo, Il diavolo veste Prada, Jerry Maguire, Wall Street

“Ho un cervello per gli affari e un corpo per il peccato, ci trovate qualcosa da ridire?”
Melanie Griffith

C’è qualcosa di più anni ‘80 di Una donna in carriera?
Forse possono competere giusto Il segreto del mio successo, Wall Street, gli Wham, i paninari, il programma Drive In e Heather Parisi.
Che fine ha fatto Heather Parisi?
Non lo so e non lo voglio sapere. Probabilmente sta in mezzo alle cicale, cicale cicale cicale.
Dalla prima fino all’ultima scena, Una donna in carriera (Working Girl) è un tripudio di ottantitudine.
A partire dal cast con Harrison Ford, Sigourney Weaver, Melanie Griffith e, soprattutto, i capelli di Melanie Griffith!
Tra le tante cose degli 80s che sono tornate di moda nel passato più o meno recente, per fortuna non ci sono le pettinature vaporose come quella sfoggiata dalla Griffith all’inizio del film. L’umanità sta facendo progressi.



Il film è una celebrazione dei valori del capitalismo americano più spinto. Quello del farcela a tutti i costi. Farcela a fare cosa?
Ad avere una carriera e ad essere rispettati nel mondo del lavoro, meglio se nell’alta finanza, meglio se a Wall Street, altrimenti sei solo uno sfigato. Roba che se uscisse oggi ci sarebbe da guardarlo sdegnati, però all’epoca ci poteva stare. Anche perché poi Una donna in carriera è un film di denuncia…
Ehm, no eh?
Diciamo allora che cerca comunque di presentare un’etica del lavoro fondata sulla libera competizione, come quando Melanie Griffith la segretaria intraprendente gioca sporco con Sigourney Weaver la capa stronza, credendo che quest’ultima le abbia soffiato una sua idea, e forse è proprio così o forse no, e insomma il tutto si trasforma in un girl fight a tutti gli effetti, soltanto che anziché lottare nel fango, le due se le danno di santa ragione a suon di contatti con uomini potenti e finiscono invischiate immancabilmente pure in un triangolo amoroso con Harrison Ford. Indiana Jones in persona. Han Solo in persona. L’attore che non azzecca più manco mezzo film da almeno un decennio e forse anche da molto di più in persona.
Anche Melanie Griffith non arriva da un periodo molto fortunato, a livello di carriera; negli ultimi tempi la si è vista solo nella stagione finale di Nip/Tuck, dove interpretava la madre di Kimber, e da allora è passato già qualche anno.
Meglio stanno andando le cose a Sigourney Weaver. Al di là dell’apparizione nell’atroce Avatar diretta dal suo regista preferito (e mio meno preferito) James Cameron, è infatti comparsa in qualunque film (Abduction, La fredda luce del giorno, Quella casa nel bosco, Ancora tu!, Paul, Rampart…) ed è protagonista pure della nuova serie Political Animals, discretamente interessante.
A me non è mai piaciuta e continua a non piacere, però devo dire che in Una donna in carriera, nella parte della stronzilla, se la cava alla grande. Sarà un caso?

Nel cast timbra la sua presenza anche Kevin Spacey, in un’apparizione flash però memorabile in cui interpreta il tipico uomo d’affari 80s cocainomane e sessuomane, che così tanto assomiglia al tipico uomo d’affari d’oggi cocainomane e sessuomane. Performance breve, ma fenomenale. E poi c’è anche Alec Baldwin. Alec Baldwin e il suo petto villoso pure questo troppo 80s.

Non l’ho ancora detto? Davvero? E allora lo dico: la pellicola è diretta dal solito buon Mike Nichols, uno che è riuscito a passare con disinvoltura attraverso i vari decenni, dal film simbolo dei 60s Il Laureato alla splendida disanima delle relazioni moderne di Closer. La colonna sonora è poi firmata da Carly Simon.
Una che se non ne sapete nulla di musica anni Ottanta dopo il suo nome domanderete: “Chiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii?” perché è una cantante pure lei troppo 80s, di quelle che l’1 gennaio 1990, allo scoccare della mezzanotte, è sparita nel nulla. È finita in un’altra dimensione, insieme a molti altri artisti simbolo del decennio, spazzati via dal grunge, dall riff di Smells Like Teen Spirit, dalla Generazione X e da Quentin Tarantino.
Ma gli anni Ottanta si sarebbero rifatti qualche tempo più tardi, facendo la loro riapparizione nell’immancabile revival degli ultimi anni, a livello di musica, di stile, di cinema, di moda, ma per fortuna non di capigliature. Yuppie!
(voto 6,5/10)
ATTENZIONE SPOILER
P.S. Due parole, ma anche qualcuna in più, a proposito della scena finale della pellicola: Melanie Griffith corona il suo sogno di Working Girl e da semplice segretaria (nessuna offesa nei confronti delle semplici segretarie) ottiene un ufficio tutto suo. E senza nemmeno fare troppi pompini in giro, Harrison Ford a parte. La macchina da presa poi si allontana e ci mostra Melania dentro il suo ufficio, al fianco di decine, centinaia, di altre persone chiuse in un ufficio in un grattacielo. Il classico lieto fine, con la protagonista che ha ottenuto ciò che vuole. Bene così.
Montato con una musica differente, il finale potrebbe però essere visto sotto una luce ben più negativa. Come l’alienazione totale all’interno della società moderna, con il capitalismo che inghiotte le persone e le fa diventare dei criceti isolati, ognuno chiuso dentro il suo ufficetto, impegnato a fo**ere gli altri nella maniera migliore per ottenere un ufficio ancora più grande e ancora più isolato.
Happy ending, dunque, oppure uno dei finali più inquietanti e preoccupanti nella storia del cinema?

Cannibal Kid

venerdì 14 settembre 2012

Antologia di Senza Palco


A una settimana dall'inzio della seconda edizione di Senza Palco vi lasciamo gustare una serie di immagini realizzate dall'amico Paolo Tamburini che ritraggono alcuni artisti che si sono esibiti durante le giornate di sabato 10 e domenica 11 settembre 2011.
Buona visione.

giovedì 13 settembre 2012

Ed Wood di Tim Burton ed il theremin


Grazie ad Ed Wood di Tim Burton, ho scoperto l'esistenza di un insolito strumento musicale, il theremin.



Si tratta di uno strumento elettronico inventato dal russo Lev Termen intorno al 1919. Ad Hollywood, soprattutto negli anni Cinquanta,  veniva utilizzato nelle colonne sonore dei film di fantascienza.  Tim Burton  lo volle per la colonna sonora del suo Ed Wood, ma si può riconoscere la sonorità del Theremin anche in altri suoi film. (p.e. Mars Attacks).

Lo si suona avvicinando e allontanando la mano da due antenne, una delle quali controlla l'intonazione, mentre l'altra il volume. Le due antenne sono montate su una cassetta che contiene il circuito elettronico.

Il theremin è stato utilizzato  da diversi musicisti. Tra questi Clara Rockmore, allieva dell'inventore, Samuel J. Hoffman, autore della colonna sonora di Spellbound (Io ti salverò) di Alfred Hitchcock e di The Day The Earth Stood Still (Ultimatum alla Terra) di Robert Wise, Lydia Kavina, pronipote e allieva di Lev Termen, Pamelia Kurstin. Ricorrono al theremin anche i Led Zeppelin in Whole Lotta Love.



qui un "Chiaro di luna" con il theremin (suggerito da Cristina)

Un sito dedicato al theremin  qui
Fabrizio Passarella - Retrophuture. Mr Thémérin I Presume - 2012

mercoledì 12 settembre 2012

Senza Palco 2012


A un anno di distanza tornano ad occupare la piazza di Bollate gli artisti di Senza Palco, il festival del teatro di strada organizzato dall’Associazione Culturale L’Orablù con il contributo di Fondazione Nord Milano, il patrocinio del Comune di Bollate e la collaborazione del Teatro Viaggiante.
Da venerdì 21 a domenica 23 settembre giocolieri e acrobati si esibiranno in piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa conosciuta anche come Cantun Sciatin.

Il festival si aprirà venerdì pomeriggio e si concluderà  domenica sera con una festa di arrivederci per  gli artisti, gli organizzatori e il pubblico presso L’OrablùBar in via Dante 67, all’interno del centro sportivo InSport di Bollate e sede di eventi de L’associazione Orablù. Nel corso della serata alcuni ospiti speciali animeranno la festa.

Oltre gli spettacoli in programma, domenica pomeriggio segnaliamo  la presenza del Ludobus che,  grazie ai Centri di Aggregazione Giovanile di Bollate, presenteranno alcuni apprendisti giocolieri.

Durante i giorni del festival, l’Orablù sarà presente in piazza con un banchetto informativo affiancato da alcuni volontari di Libera Terra, del presidio di Arese e della cooperativa sociale Altrove.


Programma dettagliato:

VENERDì 21 settembre ore 17.30

Urana Marchesini in “…Vai e Vola”

Spettacolo di coinvolgimento, clown, acrobatica e tip tap!
Acrobazia teatrale, elementi di giocoleria, equilibrismi con sbarra russa, salti mortali con trampolino elastico, e sputa fuoco... tutto questo è lo spettacolo di Urana, acrobata e clown che ha lavorato ad altissimo livello in tutta Europa ed ha fatto parte del Cirque du Soleil.


SABATO 22 settembre:

Ore 17.30
Jessica Arpin in “Kalabazi”

spettacolo unico nella sua originalità su bicicletta acrobatica e dialetto.
Kalabazi é la storia di una giovane donna straniera a cui piace tanto l’Italia. Il suo permesso di soggiorno però scade tra poco... lei ha solamente una possibilità per rimanere in Italia... sposarsi... ma non con un uomo qualsiasi!

Ore 18.30
543 Fivequartetrio in “Bus Stop”



spettacolo di giocoleria, acrobatica e circo contemporaneo
Una fermata dell’autobus, una giornata all’apparenza come tante altre, tre personaggi molto diversi tra loro, ma in realtà, senza saperlo molto vicini, affrontano la più importante avventura della vita scoprire il tesoro nascosto nella diversità delle altre persone.

Ore 21.30
Duo Full House in “Camus & Schmutz”

Spettacolo comico di altissimo livello tecnico e finezza stilistica
Lo strano mix tra la cattiveria glamour newyorkese e l’ingenuità provinciale svizzera genera una performance che fa presa e che coinvolge il pubblico incantato. Scontri culturali, giochi di parole poliglotti, improbabili lanci di mobilia tra Henry Camus e Gaby Schmutz, precisissimi nelle prese e nei loro numeri di equilibrio.


DOMENICA 23 settembre

Dalle ore 15:
Il GRAFO e i C.A.G. BOLLATESI metteranno a disposizione il
LUDOBUS

Un pulmino carico di giochi e apprendisti giocolieri animeranno la piazza in attesa di assistere agli spettacoli del pomeriggio

Ore 17.00
Il Teatro Viaggiante in
“La Famiglia Mirabella”


spettacolo di teatro di strada, giocoleria, mimo, danza e comicità.
Mamma e papà sono attori saltimbanchi e quindi via di piazza in piazza con tutta la famiglia unita al seguito. Un’ora di allegria e sana semplicità, con la maestria di chi del teatro di strada ne ha fatto il suo unico mestiere.

Ore 18.00
Svitol Project in Emozione Circolare

performance nuovo circo con Roue Cyr
La performance si concentra sulla semplicità del contrasto
tra lentezza e la velocità, scoprendo la calma nella velocità e l’inquietudine che può risiedere nella lentezza. I contrasti sperimentati sia fuori che dentro la roue cyr, assumono la qualità dell’essenziale.

Dalle ore 21.00 a L’OrablùBar in Via Dante 67
Grande finale a L’OrablùBar

con il concerto della Contrabbanda
Ospite Speciale:
Rita Pelusio


...dedicato a Giovanna

martedì 11 settembre 2012

Schegge di follia


 
Schegge di follia
(USA 1988)
Titolo originale: Heathers
Regia: Michael Lehmann
Cast: Winona Ryder, Christian Slater, Shannen Doherty, Lisanne Falk, Kim Walker
Genere: high skull
Se ti piace guarda anche: Mean Girls, Pretty Persuasion, Cruel Intentions, Donnie Darko, Beverly Hills 90210

Settimana di rientri a scuola, almeno in molte regioni italiane, e quindi quale occasione migliore per riproporre un classico del cinema liceale? E quale epoca migliore degli anni Ottanta, una miniera preziosa di cult cui si può sempre attingere, senza il rischio di rimanere a mani vuote, o quasi?
Tra i film di super culto che ancora mancavano all’appello delle visioni cannibali, c’era questa scheggia di follia impazzita. Heathers è una pellicola estremamente cattiva, dannatamente politically incorrect, tremendamente avanti nei tempi, che ci scaraventa in un liceo pre-Beverly Hills 90210 e pre-Columbine.
Cosa hanno a che fare tra loro due high school che più lontane non si potrebbe immaginare?
Niente, all’apparenza. Quella di Beverly Hills 90210 innanzitutto è una school very cool ma fittizia, oltre a essere la scuola per i ricchi & privilegiati dell’elite californiana. Columbine invece è una school vera, very un bel niente, un normale liceo della Middle America. Eppure questi due licei che negli anni Novanta diventeranno famosi o meglio famigerati sono come fusi qui, dentro questa pellicola schizzata, mascherata da regolare commedia 80s.

La trama? Winona Ryder è Veronica, una ragazza riuscita a entrare nel gruppo delle ragazze più popolari della scuola, le Heather. Heather non è il nome del gruppo, è solo che si chiamano tutte e 3 Heather. 3 Heather = 1 cervello solo, tanto per fare una breve lezione di matematica. Una delle 3 Heather è Shannen Doherty, di lì a poco teen idol globale proprio nel citato Beverly Hills 90210. Veronica è la “diversa” che riesce a integrarsi all’interno della cerchia più esclusiva del liceo, quella che cerca di omologarsi alla massa e stare alle regole del gioco per diventare popolare e quella che allo stesso tempo cercherà di combattere il sistema dall’interno.
A darle una mano ci penserà Christian Slater, il ragazzo fico ma ribelle del liceo. Una sorta di precursore del Dylan McKay dell’ancora una volta citato Beverly Hills 90210. Almeno questo è quanto fa all’inizio, prima che si trasformi in una sorta di folle precursore degli autori delle stragi di Columbine, o del cinema di Aurora. Prima che si trasformi in un personaggio dotato di una ferocia brutale, come i protagonisti del recente God Bless America, o come il Mickey Knox (sicuri non sia parente di Amanda?) di Natural Born Killers. Veronica, inizialmente attratta dal suo fascino, diventerà la sua Mallory? O, se la scuola l’avete finita da più e più decenni e non avete capito il riferimento, i due diventeranno i nuovi Bonnie & Clyde? E, se non avete capito nemmeno questo riferimento, quanti anni avete? 130 mila?



Per scoprire il destino di Veronica e delle Heathers, fate come me e recuperate una delle pellicole più grottesche, allucinanti, folli, cattive degli anni Ottanta. Durante la visione, nemmeno vi accorgerete della sua brutalità, che si agita sotto una superficie teen ultra patinata e glamour. Eppure, penetrando tra atmosfere oniriche pre-Donnie Darko e bastardate che fanno passare le future protagoniste di Mean Girls e Pretty Little Liars come delle dilettanti, vi ritroverete di fronte a una vera scheggia di follia impazzita all’interno del cinema del decennio. Al punto che, per una volta, il come al solito ultrafantasioso titolo dato in Italia non appare campato lì nemmeno tanto a caso. Che follia è mai questa?
(voto 7+/10)



lunedì 10 settembre 2012

Viaggio a Berlino



Durante le mie vacanze estive brevi e anomale (solo cinque settimane, e a 40 gradi all’ombra), ho avuto modo di notare, io che ho provato diversi mezzi di trasporto nella vita (come tutti), che avere una macchina a disposizione è una gran comodità, perché non mi lega ad orari di partenza e di rientro o alle sole località ben collegate, e fin qui so per certo di non aver detto nulla di nuovo; eppure avere una macchina a disposizione ha un lato negativo non indifferente: arrivare in una città, trovare il parcheggio più comodo (e possibilmente gratuito), lasciare lì la macchina (possibilmente all’ombra), e incamminarmi verso il centro cittadino, non è affatto romantico. Infatti, la visita alla scoperta di una città ricca di storia e fascino per il solo fatto di esistere e di essere diversa da quella in cui sono cresciuta (che oltretutto è un paese, non una città), non può banalmente partire da un parcheggio alle porte della ZTL: il vero punto di partenza originario storico e romantico per la visita di una città è la stazione ferroviaria.

sabato 8 settembre 2012

Seven



Trama:  Il detective Somerset, subito prima di andare in pensione, segue il suo ultimo caso in coppia con il giovane collega Mills: una serie di omicidi feroci, dietro i quali si delinea la personalità di un fanatico religioso di spaventosa intelligenza.

Oramai nelle metropoli farsi gli affari propri è diventato una scienza. 
Nella prevenzione allo stupro la prima lezione è "Mai gridare aiuto ma sempre al fuoco”. Nessuno risponde a una richiesta di aiuto. Tu urla al fuoco e arrivano di corsa.

1) Gola
2) Avarizia
3) Accidia
4) Lussuria
5) Ira 
6) Superbia
7) Invidia
Sette peccati capitali per sette efferati delitti.
Dietro a ciò, un predicatore senza nome e senza identità, lucido e spietato, fermamente deciso ad attuare un disegno ben preciso, portatore di vendetta.
In una città senza nome, indifferente ormai alla presenza del male si svolge una partita a scacchi crudele, tra un uomo autoproclamatosi giustiziere di un mondo dove ogni valore è caduto, e due poliziotti.
Il primo è anziano, esperto, indurito dalla vita, che gli ha fatto vedere troppo ed insegnato a non mostrare le proprie emozioni.. Il secondo, al contrario, è giovane, è il suo primo incarico importante, impulsivo  uno che "vive delle proprie emozioni". Sarà lui a pagare il prezzo più alto. Perché in una società dove ormai senza più speranza, forse "vivere delle proprie emozioni" ti rende un facile bersaglio.
Con "Seven" David Fincher realizza probabilmente il suo capolavoro, una pellicola che si colloca tra i capolavori senza tempo.
La splendida fotografia di Darius Khondji è la tela perfetta per una storia del meccanismo implacabile, in cui si muovono tre interpreti al loro meglio.
Morgan Freeman è un poliziotto acuto e malinconico che intuisce presto la gravità della situazione, Brad Pitt , forse questa è la sua interpretazione migliore, il collega più giovane, avventato e un po' spaccone, inconsapevole dell'abisso in cui starà per sprofondare.
Kevin Spacey è il volto del male, anonimo, irriconoscibile, indistinguibile, diabolico.
"Seven" è un film senza vincitori, senza eroi.
Lo spettatore non vede nulla, le scene più disgustose sono rapidi flash o soltanto intuite, ma attonito e sconvolto guarda tessere la tela.
E non ha più scampo.



mercoledì 5 settembre 2012

È terribile, terribile: tutti siamo potenziali creativi


Uno degli argomenti di cui leggo da un anno a questa parte è la programmazione neuro-linguistica o PNL o, se siete americanisti convinti, NLP, perché quelli usano sempre determinante più determinato, noi italiani invece di regola determinato più determinante, cioè prima il nome poi l’aggettivo, perché le regole dell’italiano sono diverse, anche se a volte dalle traduzioni non si direbbe (fugace riferimento a dettagli della traduzione di questo libro). L’ultimo libro che ho letto sull’argomento non ha, incredibilmente, “PNL” nel titolo, ma questa assenza non è stata determinante della mia scelta, determinata comunque solo dal titolo e non anche dalle promesse di contenuto esposte in seconda di copertina in perfetto stile americano (“prezioso manuale” sa di slogan o sbaglio?), stile che il più delle volte mi stimola sguardo indifferente e voce spenta che risponde “sì, e allora?” Il titolo del libro è Pensiero creativo, e non poteva che affascinarmi, perciò ho iniziato a leggerlo...
...e a sottolineare tutte le cose che sapevo già, come a ricordarmi che io ci sono e ci faccio contemporaneamente e precedentemente rispetto agli americani che si fanno pagare oro argento e mirra per le loro perle di saggezza. L’importante è crederci, lo suggerisce anche questo libro.
Il contenuto è illuminante e ripetitivo allo stesso tempo: ognuno di noi ha un lato creativo, solo che non sempre ne siamo consapevoli né, conseguentemente, lo sfruttiamo, l’autore perciò offre esercizi utili per aprire la propria mente a forme di pensiero e ad attività pratiche quotidiane per sviluppare questo nostro lato nascosto, tecniche che per i creativi consapevoli sono per lo più inconsapevoli e spontanee. Io ad esempio ho avuto conferma di avere una mente creativa, incompresa dal prossimo per lo più, e sfruttata al minimo da me stessa incurante di possedere una risorsa, o almeno così sembrerebbe dal momento che non ho mai applicato la mia creatività per far carriera in una multinazionale americana (seguono esempi di multinazionali famose che hanno fatto il salto dalla bottega all’angolo alla diffusione capillare sul pianeta Terra del loro marchio grazie a intuizioni creative), bensì alla quotidianità di una semplice casalinga, e pure scazzata.
 

martedì 4 settembre 2012

Il padrino


Il padrino
(USA 1972)
Titolo originale: The Godfather
Regia: Francis Ford Coppola
Cast: Marlon Brando, Al Pacino, James Caan, Robert Duvall, Richard S. Castellano, Diane Keaton, Abe Vigoda, Talia Shire, Gianni Russo, John Cazale, Simonetta Stefanelli, Franco Citti Roman Coppola, Sofia Coppola
Genere: mafioso
Se ti piace guarda anche: Il padrino – Parte II, Il padrino – Parte III, I Soprano, Quei bravi ragazzi, Scarface, Boardwalk Empire

“Cannibal Kid ha intenzione di parlare male de Il padrino? Amuninne picciotti, andiamo a dargli una bella lezione!”
Calma, raga, volevo dire: picciotti. Calma. Non è che abbia proprio intenzione di parlarne male. Nessuno, nemmeno io, mette in dubbio che Il padrino sia una pietra miliare del Cinema, o che sia recitato in maniera sontuosa, o che la regia del Coppola senior sia degna di ogni riverenza. Dico solo che a me personalmente non ha emozionato molto. Non ha toccato il mio cuoricino poco avvezzo a farsi coinvolgere da questi mafiosi. Quindi calma, picciotti.
Premettiamo una cosa: a me le storie di Mafia non piacciono. C’è poco da fare, non mi coinvolgono. Così come i western, i film sulla Mafia a me proprio non dicono nulla. Sarà per la presenza eccessiva di stereotipi sugli Italo-americani o perché non fanno altro che ammazzarsi per vendetta o per uno sgarro, o chissà perché. Il padrino quindi non l’avevo mai manco visto tutto. Avevo iniziato, poi mi ero rotto, ci avevo riprovato, mi ero fermato e quindi niente.
Adesso è stata la volta buona per vederlo. Finalmente visione integrale. A un anno di distanza da Apocalypse Now, con calma, sto scoprendo i grandi capolavori di Francis Ford Coppola. Tra un anno, con calma, magari sarà la volta pure del padrino – Parte II. Laddove però Apocalypse mi aveva fatto esclamare: “Wow!”, questo Padrino m’ha lasciato emotivamente molto più impassibile.
E dopo aver detto questo, m’è stata recapitata una testa di cavallo nel letto. Chissà come mai…



Tolto il sangue dalle lenzuola, ritorno a scrivere. A mio rischio e pericolo.
Narrativamente, Il Padrino è un film grandioso. Tratto dal romanzo omonimo di Mario Puzo, che ha lavorato a fianco di Coppola anche alla sceneggiatura, presenta una struttura sontuosa, con le storie dei vari personaggi che si intrecciano in maniera fluida eppure imprevedibile, e con una serie di svolte e di colpi di scena notevoli.
La sequenza iniziale del matrimonio della figlia del padrino è costruita in maniera impeccabile. Attraverso l’alternarsi delle immagini della festa con quelle dei vari personaggi, facciamo conoscenza con la famigghia, e in particolare con un Marlon Brando magistrale.
Cosa succede poi?
La notoria scena della testa di cavallo consegnata nel letto…
Una sequenza di enorme tensione, quasi horror, che certo non ha lasciato indifferente nemmeno me.
E poi, ancora, che altro succede?
C’è l’attentato a Don Vito Corleone. Dopo manco tre quarti d’ora, il film rischia di perdere il suo protagonista, il padrino del titolo. Il bello della sceneggiatura del padrino è proprio la sua imprevedibilità. Tutto può succedere, tutti possono morire, regola d’oro riscoperta di recente anche dalle serie tv, come Game of Thrones.

Con Marlon Brando ancora in vita ma ricoverato malconcio in ospedale, cominciamo a coinvolgerci allora più per le vicissitudini del figlio, Al Pacino. Poco dopo, questi commette un omicidio e viene costretto a lasciare la città, per andare in esilio per un tempo indefinito. E così ci siamo giocati i due protagonisti principali a manco metà della durata della pellicola?
Non esattamente, visto che le attenzioni si concentrano quindi sull’esilio siciliano di Al Pacino. E qui, grazie anche al magnifico tema musicale di Nino Rota, abbiamo la parte più coinvolgente da un punto di vista dei sentimenti, grazie al colpo di fulmine di Al Bacino per una picciotta locale, l’attrice romana Simonetta Stefanelli che poi nella vita reale s’è sposata non con Al Bacino ma con Michele Placido e insieme hanno avuto Violante e pure Brenno e poi hanno divorziato e adesso Michele Placido si è risposato con una ragazza più giovane di sua figlia Violante e chissà cosa ne pensa Violante Placido di chiamare matrigna una che ha sette anni in meno di lei e chissà cosa ne pensa suo padre di un film da schifo come The American interpretato dalla figlia e insomma la famigghia Placido dev’essere ancora più interessante di quella del padrino.
Tornado live sul film, quella siciliana e romantica è una parte che avrebbe magari meritato un ulteriore sviluppo, però siamo pur sempre dentro una pellicola criminale e quindi si ritorna a sparare, a far saltare in aria, a uccidere.
Il bello del padrino è questo, come detto. Tutto può succedere. Tutti possono morire in qualunque momento. Però alla fine è anche il suo limite, il limite emotivo di una pellicola che ci presenta i vari personaggi della famigghia, ma non ci fa avvicinare, mai fino in fondo, a nessuno di loro.
In mezzo a una lunga scia di morti e di vendette, assistiamo comunque alla cosa più notevole della pellicola: la progressiva trasformazione di Al Pacino in Al Padrino.

Film splendido, magistrale, enorme?
Certo, certo, certo.
Capolavoro?
Assolutamente sì. Solo, non è un cult cannibale.
Volete farmene una colpa? Volete davvero farmene una colpa?
Un’altra testa di cavallo m’avete consegnato?
Certo che voi picciotti siete belli vendicativi!

(voto 8-/10)

Cannibal Kid


lunedì 3 settembre 2012

ciao Giovanna...


ci sono notizie che non vorresti mai ricevere, che lasciano senza parole e quelle poche che si trovano risultano banali... l'anno scorso Giovanna Bolzan ci lasciò senza fiato mentre la guardavamo ammirati compiere le sue acrobazie a Senza Palco... la notizia arrivata oggi ci toglie di nuovo il respiro ma aggiunge un forte dolore... ciao Giovanna, forse un giorno avremmo modo di nuovo di rimanere incantati dai tuoi gesti...
un abbraccio forte a Luca da tutti noi de L'Orablù

domenica 2 settembre 2012

BRING ME THE HORIZON - THERE IS A HELL,BELIEVE ME I'VE SEEN IT.THERE IS A HEAVEN,LET'S KEEP IT A SECRET

Che questi ragazzini poco più che ventenni fossero una bella novità del mondo metal, lo avevamo intuito fin dall'esplosivo esordio " Count your blessing ", datato 2006. Un disco, quello, di feroce death metal core, totalmente privo di compromessi, giocato tutto su improvvisi rallenties e devastanti accelerazioni. Questo nuovo " There is a Hell.. " non solo rappresenta la conferma delle capacità del talentuoso combo inglese, ma è soprattutto un discreto passo avanti nell'evoluzione musicale di un sound che facendosi più maturo riesce a uscire dalla nicchia di genere per abbracciare un pubblico più eterogeneo. "There is a hell ", prendete il paragone con le dovute riserve, somiglia come concezione e struttura a quel capolavoro del metal core che fu " Grey Britain" dei Gallows : una musica arrabbiatissima, barricadera, fatta di assalti all'arma bianca, la cui brutalità di suoni viene amalgamata con pregevoli inserti d'archi, con un uso parsimonioso, ma puntuale, dell'elettronica, con l'accostamento fra il cantato screaming di Oliver Sykes e angeliche voci femminili. Il monolite di brutalità che era " Count your blessing " è dunque mitigato da una produzione all'avanguardia, da un suono moderno, da uno sbilanciamento verso aperture più melodiche già intraviste nel brano finale del precedente Suicide Season, senza che però venga intaccata la potenza delle canzoni.




Anzi, è probabilmente questa novità a rendere il terzo lavoro dei Bring Me Horizon un'opera matura e di maggior spessore, nella quale le doti tecniche dei ragazzi vengono esaltate da un produzione più pulita ( ottimo il lavoro chitarristico e gli intrecci di voci dai molteplici timbri ) ,senza che per questo l'impatto devastante delle composizioni ne venga a risentire. Anzi, a ben sentire, le partiture elettroniche o le sospensioni quasi sinfoniche, enfatizzano la violenza delle accelerazioni, dando a "There Is A Hell.. una lucidità creativa, la cui mancanza in passato, nonostante l'ortodossia del suono, era il punto debole della band. 



Blackswan, domenica 02/09/2012