mercoledì 31 ottobre 2012

L'Ora di Halloween...


Silent House
(USA, Francia 2011)
Regia: Chris Kentis, Laura Lau
Cast: Elizabeth Olsen, Adam Trese, Eric Sheffer Stevens, Julia Taylor Ross, Adam Barnett, Haley Murphy
Genere: horror in presa diretta
Se ti piace guarda anche: La casa muta, Paranormal Activity, The Blair Witch Project

Pensavo che Silent House fosse il solito ennesimo horrorino ambientato in una casa, una di quelle che vorrebbero essere spaventose e invece non lo sono manco lontanamente. Invece, Silent House è una specie di Arca russa in versione paura. L’intera pellicola è infatti girata con un unico piano sequenza. Una scena sparata tutta di fila, sebbene qualche elaborazione in fase di montaggio credo proprio ci sia stata. Una sola e unica sequenza che ci getta in un incubo senza pause. Il film è dunque originale nella realizzazione, più che nella trama. La storia non presenta infatti chissà quali rivelazioni fenomenali, trattandosi di una vicenda famigliare tesa e ben orchestrata, ma niente che non si sia mai visto prima.
Al termine della pellicola: colpo di scena. Ho cercato informazioni sul film e ho realizzato che l’originalità della messa in scena è molto relativa, visto che si tratta del remake di un recentissimo horror uruguayano. Prima della visione di un film, soprattutto se è un thriller-horror, cerco sempre di saperne il meno possibile, e quindi mi era sfuggito questo “dettaglio” mica da poco.
Ma, comunque, un film uruguayano???
Perché, in Uruguay fanno film?
A quanto pare sì, e a quanto pare per limitare le spese li girano con un solo pianosequenza, tutto in presa diretta, buona la prima che così si risparmia!
Ho trovato Silent House parecchio originale, finalmente un horror originale dopo tanti tutti uguali e alla fine scopro che l’idea gli americani l’hanno rubata? La cosa non sorprende certo, visto che negli ultimi tempi vanno a caccia di idee in tutto il mondo, dalla Danimarca di Forbrydelsen ispirazione per la serie tv The Killing alla Francia dei thriller Pour Elle (diventato The Next Three Days), Anthony Zimmer (coverizzato con l’orrido The Tourist) e Crime d’amour (che diventerà Passion nelle sapienti mani di Brian De Palma).
E ora, vanno a scippare persino l’Uruguay.



Il merito dell’originalità va dunque alla pellicola sudamericana, grazie allo spunto davvero geniale di realizzare un horror con un solo piano sequenza. Idea azzeccatissima, visto che una ripresa senza stacchi e continua, come se stessimo assistendo all’orrore in diretta, è perfetta per un film de paura.
Il remake americano, un instant remake visto che è arrivato a pochi mesi di distanza dall’originale, ha invece il merito di aver replicato l’idea e averlo fatto in maniera impeccabile.
Non avendo visto la versione uruguagia evito i confronti diretti e mi limito a sottolineare come questo Silent House in versione americana sia (per fortuna) lontano dagli altri horrorini americani in circolazione. La regia procede senza sbavature a costruire una escalation di tensione notevole e si inventa anche qualche bella trovata per spezzare la monotonia del piano sequenza che dopo un po’ inevitabilmente rischia di annoiare (ad esempio con l’espediente dei flash della macchina fotografica a spezzare il buio), anche se magari pure queste idee sono state copiate dall’originale. Ma vabbè, non indaghiamo oltre…
Il merito maggiore della pellicola è però l’intepretazione davvero mostruosa della protagonista, Elizabeth Olsen. Se avete visto l’ottimo La fuga di Martha (Martha Marcy May Marlene) non vi stupirete, visto che pure lì offriva un’interpretazione a dir poco super-lativa. Qui non è affatto da meno, anzi. Il piano sequenza è una prova dura per un regista, figuriamoci per un’attrice che praticamente sta davanti alla macchina da presa per tutto il tempo. Se a ciò aggiungiamo l’evoluzione del suo personaggio nel corso della vicenda e gli elementi di follia presenti, questa è una prova di recitazione letteralmente pazzesca. E pensare che questo è il suo primo film, mentre La fuga di Martha è il suo secondo e a questo punto questa qui potrebbe rivelarsi una delle migliori attrici dei prossimi 50 miliardi di anni. Giusto per fare un tantino gli esagerati. E pensare, soprattutto, che Elizabeth è la sorella delle scimmiette gemelle Olsen, Mary-Kate ed Ashley, due che insieme non raggiungono nemmeno la metà di un millesimo del suo talento.
Se non avete compreso ciò che ho detto, prendete una calcolatrice.
Capito, adesso? I conti vi tornano?


Per terminare questo piano sequenza di post, Silent House è insomma un horror teso, tesissimo, parecchio coinvolgente e che offre una prova recitativa eccezionale. Cosa che nel caso di un horror è davvero raro dire, visto che spesso le donne nelle pellicole di questo genere vengono trattate come carne da macello o, al più, come tette che scappano dal mostro di turno. E questo vale per classici del genere come Halloween con Jamie Lee Curtis, quanto per trashate più recenti come Piranha 3D e variazioni simili. Invece qui troviamo una Elizabeth Olsen che fa paura sì, tanto è brava a reggere la scena dall’inizio alla fine. L’altro grande pregio è l’originalità della scelta del piano sequenza. Su tutto però si cela l’ombra della pellicola originale. Se l’avete vista, questo potrebbe sembrarvi giusto un furbo instant remake fotocopiato. Se ve l’eravate persa (dopo tutto, chi se li guarda, i film uruguayani?), questo probabilmente sarà anche per voi, così come è stato per me, il trip horror perfetto per questo Halloween.
(voto 7/10)
Cannibal Kid

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