martedì 2 luglio 2013

Zohan e Racconti incantati



Seconda e ultima parte delle recensioni cult del ragazzo cannibale dedicate ad Adam Sandler (qui trovate le prima)


Zohan - Tutte le donne vengono al pettine
(USA 2008)
Titolo originale: You Don’t Mess with the Zohan
Regia: Dennis Dugan
Sceneggiatura: Adam Sandler, Robert Smigel, Judd Apatow
Cast: Adam Sandler, Emmanuelle Chriqui, John Turturro, Nick Swardson, Ido Mosseri, Rob Schneider, Dave Matthews, Charlotte Rae, Chris Rock, Mariah Carey
Genere: terroSandler
Se ti piace guarda anche: Il dittatore, Borat


Adam Sandler + terrorismo islamico.
Zohan è la versione sandleriana di Homeland?
Ehm, non esattamente. Adam Sandler qui interpreta la parte di Zohan, un agente super cazzuto del Mossad, l’intelligence israeliana, alle prese con i terroristi palestinesi. Stufo della continua guerra tra i due paesi, Zohan decide di vivere il sogno americano e tentare la carriera di… parrucchiere per signora. Con in testa le teste degli anni Ottanta, Zohan/Sandler si presenta al più grande centro per acconciatori della Grande Mela e, ovviamente, viene deriso. Ma avrà modo di rifarsi…
Pensate verranno usati stereotipi sul terrorismo, sui mediorientali e sul terrorismo mediorientale?
Nooo, ma cosa pensate mai?

Non ci sono stereotipi. In Zohan c’è una sinfonia di stereotipi. Un concerto di stereotipi della durata di un paio di orette scarse. Alcuni fanno ridere, perché gli stereotipi per quanto odiosi spesso e volentieri il loro porco effetto comico lo fanno, però qui forse si esagera un pochino. Siamo dalle parti di un tipo di comicità molto sandleriano, eppure meno sandleriano del solito. A tratti è quasi come se il nostro idolo di giornata volesse imitare lo stile di Sacha Baron Cohen, con risultati non troppo riusciti.

Il film è davvero stupidissimo, persino per gli standard del Sandler, e c’è una vera e propria apoteosi di volgarità, con alcune scene esilaranti e altre meno. Si astengano quindi i nemici della comicità di grana grossa, così come del classico moralismo americano, che naturalmente non manca. Perché l’America è la patria delle opportunità per tutti. Anche per i mediorientali. Viva il grande popolo americano. Ed è qui che sta la differenza principale con Sacha Baron Cohen e i suoi Borat e Il dittatore, per quanto a livello umoristico non siamo molto distanti. Il comico inglese è ben più dissacrante nei confronti degli USA. Con Adam Sandler, uno dei difetti principali delle sue pellicole è proprio questo, finisce per essere tutto una grande celebrazione dei valori americani, criticati solo in parte, e soprattutto di New York. Il cinema di Sandler, più che americano, è cinema yankee, cinema newyorkese, cinema East Coast. I fan di Woody Allen e dell’umorismo più intellettualoide probabilmente non saranno d’accordo, ma la comicità di oggi di NYC è anche, e soprattutto, lui: Adam Sandler. Oh yeah.
(voto 5/10)
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Racconti incantati
(USA 2008)
Titolo originale: Bedtime Stories
Regia: Adam Shankman
Sceneggiatura: Tim Herlihy, Matt Lopez
Cast: Adam Sandler, Keri Russell, Teresa Palmer, Guy Pearce, Russell Brand, Richard Griffiths, Courteney Cox, Lucy Lawless, Nick Swardson, Jonathan Morgan Heit, Laura Ann Kesling, Kathryn Joosten, Carmen Electra
Genere: bimboSandler
Se ti piace guarda anche: La storia fantastica, La storia infinita, Elf



Adam Sandler + Disney.
Ebbene sì. Persino Adam Sandler si è disneyzzato, a un certo punto della sua carriera. Capita anche ai migliori. È successo a Tim Burton, con risultati disastrosi (si veda Alice in Wonderland), al nostro eroe di giornata è invece andata meglio. Sarà che partivo da aspettative molto inferiori, ma Racconti incantati si è rivelato una piacevole sorpresa. Accantonata una buona parte (ma non tutta) della parte più volgare della sua comicità, Sandler si ritrova protagonista di una fiaba moderna. Non siamo però tanto dalle parti di Shrek o Once Upon a Time. Qui non è che vengano rivisitate le favole. Più che altro, le storie raccontate da zio Adam Sandler ai suoi due nipotini si trasformano per magia in realtà. Come? Hey, è pur sempre una pellicola disneyana. Anything can happen, baby. Se la prima storia è tipicamente da fiaba, con gli altri racconti incantati il genere cambia e zio Sandler spazia attraverso il western, lo storico (con una sorta di variante di Spartacus che finisce per ricorda SPQR dei Vanzina) e persino la fantascienza.

Ogni storiella narrata ha poi un corrispettivo particolare nella realtà. Una realtà in cui Sandler è un cenerentolo schiavo tuttofare di un hotel in cui sogna di diventare il mega direttore galattico…
Ce la farà? E, allo stesso tempo, riuscirà il nostro eroe a occuparsi anche dei suoi due nipotini, i figli dell’ex Friends Courteney Cox?
A dargli una mano, almeno nel secondo compito, ci pensa Keri Russell, ex Felicity e oggi grandiosa protagonista della serie The Russians, dove spacca alla grande, ma attenzione anche all’altra bella della pellicola, Teresa Palmer, qui in forma strepitosa.

Pur essendo una tipica pellicoletta della Disney fino al midollo, con tanto di Pallocchio, animaletto pseudo simpatico inserito per strizzare letteralmente l’occhio ai più piccoli, Adam Sandler riesce a portare un po’ del suo animo cazzaro, scombussolando un minimo le carte in tavola. La partita Disney-Sandler alla fine la vince pur sempre il colosso multinazionale, però la gara non è tanto sproporzionata come si poteva immaginare e zio Sandler un paio di goal riesce a metterli a segno.
(voto 6+/10)

Cannibal Kid

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